La nostra storia inizia nel cuore del Piemonte Astigiano, un territorio morbido e collinare che trova il proprio spazietto tra la pianura torinese e quella alessandrina. Qui, dominano incontrastati pendii che si infrangono gli uni sugli altri, mescolandosi, sfumandosi, fino a disegnare una tavolozza di colori naturali la cui bellezza lascia senza fiato.
Il fulcro di questa perla bucolica è Asti, capoluogo di provincia da sempre importante tanto politicamente quanto militarmente, e che di questa grandezza conserva segni e testimonianze a livello architettonico, sociale, culturale.
Ma non è questa la cornice del racconto: se stessimo guardando una mappa del Piemonte dall’alto, ben stesa su un ampio tavolo davanti a noi, dovremmo avvicinarci un poco poggiando i palmi sul bordo per ingrandire un piccolo paese ad appena 30 minuti di macchina da Asti: Canelli.
Canelli, il palcoscenico
Patrimonio mondiale dell’umanità UNESCO, secondo centro più importante della provincia e snodo cruciale per l’industria enologica: questo è il curriculum vitae del piccolo comune italiano, che, nonostante la contenuta estensione territoriale, è stato capace di ritagliarsi uno spazio tutto proprio.
Ma quali sono, invece, le sue forme? Canelli è posizionato sul primo aprirsi della valle Belbo, tra una timida porzione di pianura e due aree più squisitamente collinari. Il 70% della città è adagiato sui pendii piemontesi, con una pendenza morbida nell’area settentrionale che, verso sud, va a sfumare in frequenti rocche a spacco.
Le caratteristiche viuzze formano un intreccio di percorsi, che hanno come pietre miliari una ricca vastità di luoghi di interesse. Gambe in spalla, e poserai i tuoi occhi ora sulla chiesa di San Tommaso e ora dell’Annunziata, ora sul castello di Canelli e ora sulle cantine sotterranee, vere e proprie cattedrali del sottosuolo realizzate per trattare l’invecchiamento dello spumante.
Ma, ancora una volta, dobbiamo decentrare di poco lo sguardo per trovare la location che ci interessa, il vero palcoscenico per il nostro spettacolo. Oltrepassati i profili delle abitazioni, una volta che gli occhi riescono a superare l’orizzonte disegnato dalle tegole assopite sui tetti, ecco che spuntano i ciuffi rigogliosi degli alberi.
Sono i boschi che circondano il piccolo comune, un abbraccio intimo e cordiale della natura incontaminata che dona agli abitanti un polmone verde e rigoglioso… oltre a materie prime e prodotti unici, come l’oro nero della terra: il tartufo.
Michele, il regista
Comincia tutto dalla passione e dal duro lavoro di Domenico Bussi, che nel 1997 acquista i primi due ettari di terreno che fungeranno da fondamenta e linfa vitale per la tartufaia che sta per prendere vita.
Tre anni dopo inizia il progetto di pulizia che terminerà nel 2005, alle querce e ai pioppi già esistenti si aggiungono 100 nuove piante per mano di Domenico stesso. I lavori di costruzione della casa nella tartufaia sono ultimati nel 2018, e lì si trasferisce la famiglia Bussi.
È il momento del passaggio di consegna. Dopo 10 anni a zonzo per il mondo, il figlio Michele torna alle origini e ne rafforza le radici: intraprende una nuova avventura prendendo in mano le redini dell’attività, e decide di aprire la tartufaia al pubblico. Acquista un terzo ettaro di terreno, un piccolo noccioleto, e pianta 100 nuovi arbusti micorizzati nell’area.
The giovane imprenditore modernizza la struttura concretizzando l’idea di costruire un nuovo punto di riferimento sul territorio per quanto riguarda qualità del prodotto e attenzione alla sostenibilità della raccolta: il sentiero è ormai ben tracciato, resta solo percorrerlo.
La caccia al tartufo stellare, la storia
L’influsso benefico della natura è reale. Essere avvolti dai profumi del bosco, in quel locus amoenus fatto di alberi che si stiracchiano verso il cielo e di fauna che popola gli anfratti più nascosti allo sguardo umano, ci fa davvero sentire più felici.
È qui che Michele accompagna gli ospiti in compagnia del proprio fedele cane da tartufo, a caccia del tesoro nascosto del sottosuolo. Una ricerca che vede coinvolti più sensi, dalla vista all’olfatto, e che prevede una collaborazione e condivisione quasi istintiva con l’amico a quattro zampe in cerca con te.
Ci si sposta poi dai boschi alla tavola, quella del casale di Michele, quella imbandita di typical local products, offerti direttamente dalla generosità del territorio piemontese e lavorati con estrema conoscenza e rispetto dai cuochi dell’azienda.
Ma non è ancora il momento dei saluti! È sufficiente aspettare un poco, seguire il corso del giorno che si trasforma in notte minuto dopo minuto, con il velo scuro che rivela le stelle stagliarsi nel cielo.
Concludi il pasto in tutta calma, e oltrepassa l’uscio con il naso puntato all’insù; il nostro Cicero avrà preparato un potente telescopio già puntato verso gli astri. Tanto lontani, eppure così capaci di esercitare sul nostro animo un turbinio di emozioni e slanci, dal fascino alla voglia di sognare, dalla quiete assoluta al desiderio di conoscenza e nuove risposte.
È qui, che l’esperienza si conclude in bellezza.
Tu, l’attore
Per completare la nostra storia manca “solo” l’attore. Le virgolette sono d’obbligo perché, senza attore, lo spettacolo non può andare in scena in nessun modo. Ciò che manca sei proprio tu.
Le tue mani, che colgono dalla bocca del cane addestrato il pregiato tartufo. Il tuo palato, che mescola e rimescola i sapori della tavola distinguendo sapientemente tutte le sfumature delle diverse pietanze. I tuoi occhi, che si riempiono di meraviglia mentre contemplano da lontano il dipinto romantico e misterioso della notte stellata.